inventario-di-un-cuore-in-allarme by Lorenzo Marone

inventario-di-un-cuore-in-allarme by Lorenzo Marone

autore:Lorenzo Marone [Marone, Lorenzo]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Ogni capa è ’nu tribunale

Mi trovo a scrivere in una bella giornata di sole, è inverno, ma ancora un po’ e per le strade inizieranno a vedersi gli alberi di mimose con i loro fiori gialli, la grazia di un ciliegio e la gentilezza di un pesco in fiore mi avvertiranno della primavera. Aspetto sempre con entusiasmo questa stagione, come tutti ho bisogno di avvertire la rinascita, eppure, quando poi davvero arriva il clima mite, mi tocca avere a che fare con nuovi attacchi di panico. Credo sia per via di quel discorso che ci siamo fatti sulla paura di vivere: la primavera, con i suoi odori, i colori, i fiori, la luce, gli insetti, è un ritorno alla vita, cosa che per certi versi temiamo. Piú l’esistenza ci appare come qualcosa di meraviglioso, piú ne abbiamo paura. Perciò, nemmeno il tempo di farmi inebriare dal clima solare, arriva puntuale un dolorino attorno al quale stratificare la nuova angoscia che mi scaverà nel cervello. E addio spensieratezza primaverile.

A pensarci, le fobie sono legate in qualche modo anche alle stagioni. Dicono che per il colon, per esempio, i periodi di transizione, il passaggio dal caldo al freddo e viceversa, siano deleteri. Bah, non lo so, il mio colon irritabile non va mai in vacanza, però girovagando sul web ho visto che esistono specifiche fobie legate proprio all’arrivo della primavera. C’è la fotofobia, che riguarda chi ha paura della luce, che però non è una vera e propria fobia, ma una lesione oculare prodotta spesso dalle lenti a contatto che porta le persone a irrigidirsi di fronte alla luce, quindi a complicazioni psicologiche. Piú attinenti al nostro discorso sono i cianofobici, che temono l’azzurro, o gli xantofobici, che odiano il giallo. La melanofobia, che fa pensare subito a una brutta malattia, è invece paura del nero, che posso capire di piú. Mi chiedo, invece, quanti xantofobici vi siano fra noi e come facciano a vivere considerato tutto il giallo che c’è in giro. Un bel fardello sulle spalle, non c’è che dire; anche perché non credo esistano terapeuti specializzati in xantofobia, io perlomeno non ne ho mai incontrati. A un ragazzo che voglia intraprendere la strada della psicologia mi sentirei di consigliare la specializzazione in xantofobia: oggi tutti sanno fare tutto, siamo in tanti, la popolazione mondiale cresce a dismisura, ci sono milioni di psicologi, psichiatri, counselor, mediatori, e poi avvocati, ingegneri, professori, scrittori, persino gli astronauti devono sgomitare per salire sul primo razzo che va in orbita (e consideriamo che dal primo volo di Jurij Gagarin del 1961 meno di 600 persone sono state nello spazio). Nel mondo di oggi c’è bisogno di specializzazione, si deve tendere a soddisfare i bisogni delle minoranze (che sono comunque ampie), cercare la propria nicchia di mercato: la xantofobia potrebbe essere la nicchia giusta.

Oppure la dendrofobia, la paura degli alberi e delle sue escrescenze, foglie e rami. Anche questa molto primaverile. Pensate a un povero disgraziato dendrofobico e xantofobico che si imbatte in un albero



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